L'Impresa - Intervista a Paolo Ronchetti

Sul numero di Gennaio de L'Impresail mensile di management del Sole 24Maria Cristina Origlia intervista Paolo Ronchetti, General Mager e cofondatore di Equilibrium.
 
"Quella di Equilibrium è una sfida a 360 gradi. Non solo perché è una start-up innovativa  – appena uscita dai quattro anni canonici di avvio – in un settore d’avanguardia, la bioedilizia, ma anche per quello che vuole essere. Nata a Lecco da tre giovani con precedenti esperienze lavorative, Equilibrium sta cercando di rivoluzionare il settore dell’edilizia, con l’utilizzo innovativo della canapa e il recupero dell’intera filiera di coltivazione. E poi, si sta strutturando su un nuovo modello d’impresa, che fa della sostenibilità la sua ragione d’essere e che, cinque anni fa negli Usa, ha trovato la sua forma giuridica, la Benefit Corporation. Ne parliamo con il general manager Paolo Ronchetti.
 
Che cosa si intende esattamente per Benefit Corporation? È una tipologia di azienda for profit che si ispira a principi no profit: il profitto, per statuto, deve avere un ritorno sul fronte ambientale, sociale ed economico, generando benessere per tutti. È la messa a terra di un nuovo sentire, di una nuova consapevolezza, del bisogno di fare impresa in modo più responsabile. Cosa che, tra l’altro sia i consumatori più informati sia gli investitori più smart, cercano e premiano sempre più.
 
In cosa differisce dalle altre imprese? La differenza sta nel fatto che per statuto, la B-Corporation adotta modelli di responsabilità e trasparenza, coerenti con l’obiettivo di usare il business come leva per migliorare le condizioni della collettività. Chi investe in queste società non valuta solo la performance finanziaria, ma anche la performance qualitativa, in termini di impatto significativo sulla società e sull’ambiente. Risultati che ogni anno vanno documentati in un Benefit Report, da sottoporre alla verifica di una terza parte, indipendente. Essere diventati una B-Corporation per noi significa aver preso ufficialmente un impegno di responsabilità nei confronti di tutti gli stakeholder.
 
Veniamo al vostro business, perché la bioedilizia? Quello delle costruzioni e della gestione degli edifici è il settore più energivoro in assoluto, ma usando sistemi di isolamento naturale al posto dei materiali sintetici convenzionali si può diminuire sensibilmente la dispersione energetica e regolare l’umidità, rendendo gli ambienti più salubri. La canapa, in particolare, ha grandi potenzialità, in quanto pianta a elevatissima produzione di biomassa e forte assorbimento di CO2. Il nostro Natural Beton, un biocomposto isolante di canapa e calce, lanciato sul mercato nel 2011, è un prodotto rivoluzionario, premiato anche da Unioncamere, nel giugno del 2014, con il Premio “Innovatori d’impresa” categoria “Newmade in Italy”.
 
Quali sono i vostri obiettivi a medio-lungo termine? Quello che stiamo cercando di fare e diffondere un nuovo modo di approcciare il mercato, una nuova cultura improntata ai principi della bioedilizia (oggi competitiva nei prezzi), presso tutti i nostri interlocutori, dall’architetto all’operario edile. Il problema è che la normativa italiana, che peraltro cambia da Regione a Regione, ancora
non stimola la diffusione di soluzioni e materiali a basso impatto ambientale e non ne premia l’utilizzo, ad esempio, negli interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica che godono della
detrazione fiscale. Ma non ci arrenderemo.
 
Cosa avete nel cassetto? La bioedilizia è solo uno degli innumerevoli settori in cui si può applicare con successo la canapa. Il nostro obiettivo è quello di entrare in ogni potenziale mercato con un prodotto innovativo ecosostenibile, in modo da far funzionare a pieno ritmo la filiera agroindustriale che sta alle spalle.La scelta strategica di partire dal settore edile è stata dettata dai numeri, ma la prossima frontiera è la nutraceutica.